Kinkaku-ji – Palazzo d’oro

Kinkaku-ji, Il Padiglione Dorato

Il Kinkaku-ji, meglio conosciuto come il Padiglione Dorato, è un storico tempio buddista Zen situato nella periferia nord-occidentale di Kyoto, nel distretto di Kita.

Riconoscibile per la sua iconica doratura dell’edificio principale, è considerato la culla della cosiddetta Cultura Kitayama.

Il tempio è circondato da splendidi giardini ed è una delle creazioni più luminose dell’antica capitale.

Una destinazione imperdibile in un viaggio a Kyoto, il Kinkaku-ji è raggiungibile attraverso numerose linee di autobus ed è a pochi passi da altre attrazioni culturali e turistiche.

Informazioni Utili

  • Posizione: Kinkaku-Ji su Google Maps
  • Sito Web Ufficiale
  • ORARI DI APERTURA: 9:00 – 17:00
  • Indirizzo: 1 Kinkakuji-cho, Kita-ku, Kyoto 603-8361 Giappone

Breve Descrizione del Kinkaku-Ji

Il Rokuon-Ji (鹿苑寺, “Tempio del Giardino dei Cervi”), comunemente chiamato Kinkaku-Ji (金閣寺, “Tempio del Padiglione Dorato”), è uno dei templi buddisti Zen più importanti e visitati di Kyoto.

Si trova al confine settentrionale del centro città, ai piedi delle catene montuose settentrionali (北山, Kitayama in giapponese; Hokuzan in cinese).

Il tempio fu fondato in origine come residenza del shogun Ashikaga Yoshimitsu. Lo shogun ha svolto un ruolo importante nella promozione della Cultura Kitayama (北山文化), un clima culturale che ha aiutato a trasferire conoscenze e usanze dalla Cina dell’era Ming al Giappone, elevando le classi aristocratiche dell’epoca.

Lo shogun ordinò che, alla sua morte, la residenza venisse convertita in un tempio buddista Zen, e così fu fatto.

Il tempio ha avuto alti e bassi e ha subito gravi danni più volte. Durante la Guerra Onin, tutti gli edifici andarono perduti e dovettero essere ricostruiti.

Il tempio appartiene al Shokoku-Ji della Scuola Buddista Rinzai.

Architettura Principale del Kinkaku-Ji

Intorno al famoso padiglione dorato, lo splendido shariden, si trova un delizioso giardino paesaggistico.

Il luogo, inteso come rappresentazione del paradiso in terra, divenne una popolare destinazione di pellegrinaggio per notabili e uomini di cultura dell’epoca, tra cui l’Imperatore Gokomatsu, padre del monaco Zen Ikkyu.

Il tempio è diventato un paradigma della relazione armoniosa tra architettura e paesaggio naturale.

Shariden

Il padiglione che si erge al centro del giardino, e dal cui doratura è noto come Kinkaku-Ji, è un esemplare raffinato di architettura che combina armoniosamente diversi stili.

È uno shariden (舍利殿), cioè serve la funzione di custodire le reliquie del Buddha.

L’edificio ha tre piani, ognuno dei quali mostra ammirevolmente le caratteristiche di uno stile architettonico:

  1. Primo piano: ospita la Sala dell’Acqua del Dharma (法水院, Hossui-In). È nello stile Shinden, caratteristico dell’architettura residenziale nobiliare del Periodo Heian. Si distingue per la sua grande veranda e per il biancore delle pareti intonacate con travi e colonne a vista. Le aperture permettono di regolare il flusso di luce all’interno. Spesso è possibile vedere dall’esterno le statue di Buddha Sakyamuni e Ashikaga Yoshimitsu;
  2. Secondo piano: ospita la Grotta del Suono dei Ruscelli (潮音洞, Cho’on-Do). In stile Buke, ricorrente nelle abitazioni della classe samurai. All’interno ci sono stanze per il culto buddista. La forma delle finestre e la presenza di porte scorrevoli ricordano la natura impermanente della realtà, uno dei ritrovamenti centrali della pratica buddista;
  3. Terzo piano: ospita il Culmine del Completamento (究竟顶, Kukkyo-cho). In stile dei templi buddisti chan cinesi (禅院), zenshu-butsuden, è una stanza riccamente decorata.

I due piani superiori sono ricoperti di foglie d’oro. La doratura indica purezza e serve a far risaltare il tempio nel paesaggio circostante.

All’esterno della struttura, ulteriori lamine rivelano la posizione degli altari nel tempio. L’esterno è un riflesso dell’interno.

In cima si trova un elegante tetto a quattro falde sormontato dalla figura di una fenice (鳳凰, Hoo).

Al padiglione è collegato un piccolo pontile (釣殿, tsuri-dono), sotto il quale può essere ancorata una piccola barca.

Lo shariden ha subìto ripetutamente gravi danni. Più recentemente, nel 1950, fu incendiato e distrutto da un novizio. La storia è stata trasposta in un racconto breve dal famoso Yukio Mishima (‘Il tempio del Padiglione Dorato’, 1956).

Numerosi lavori di restauro hanno mirato a ripristinare il tempio nella sua forma originale. Oltre alla struttura, sono state restaurate la statua di Ashikaga Yoshimitsu e le pitture interne.

Shinun

Il piccolo santuario Shinun (榊雲), dedicato al culto di Kasuga Myojin, la divinità tutelare, si trova a nord dello shariden.

Gingasen

Il sentiero che prosegue oltre il Kinkaku-Ji conduce alla Gingasen (銀河泉, ‘Fonte della Via Lattea’). Si dice che lo shogun attingesse l’acqua per il tè da questa sorgente.

Anmintaku

Nella foresta, una volta lasciato il Kinkaku-Ji, si incontra un piccolo, tranquillo stagno chiamato Anmintaku (安民沢). Poiché non si prosciuga mai, nemmeno durante i periodi di siccità, è un luogo dove la gente prega per il favore della pioggia. Al centro si trova una pagoda di pietra a cinque livelli chiamata Hakuja-cho. Si ritiene che sia uno dei pochi vestigi del tempio preesistente.

Hojo

L’hojo è l’edificio che ospita i monaci. All’interno ci sono eleganti pitture fusuma. Il complesso non può essere visitato.

Sekka-Tei

Al termine del tour si trova una casa da tè risalente al periodo Edo, il Sekka-Tei.

Giardino

Lo shariden si trova al centro di un vasto giardino paesaggistico nello stile kaiyu-shiki-teien (回遊式庭園, “giardino paesaggistico da godere camminando intorno”). Quest’opera è considerata una delle massime espressioni dell’arte del Periodo Muromachi.

L’idea di stabilire una relazione armoniosa tra l’interno e l’esterno ritorna anche qui su larga scala. L’opera, pertanto, richiama anche il paesaggio circostante. La tecnica del “paesaggio preso in prestito”, molto comune in questo tipo di lavori, è conosciuta come shakkei.

Nel grande stagno (鏡湖池, Kyoko-chi) si trovano dieci isole. Le rocce, i pini e i ponti sono disposti in modo da evocare paesaggi della letteratura cinese e giapponese.

Il riflesso dello shariden vicino risplende nelle acque dello stagno. Accanto ad esso sono allineate quattro pietre. Rappresentano navi pronte a salpare per l’Isola dell’Eterna Vita della mitologia cinese.

Fotografia è a cura di Giorgio Fragiacomo dell’agenzia Giorgio Profili – Japan

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